Loro sono suoi ottimi amici. Bella gente che lo fa sentire come di famiglia, ospitandolo più volte anche a pranzo.
Come quel giorno.
E dopo pranzo ci sarebbe anche tempo per una chiacchierata ma lui è di altro avviso. Decide di fare una gita in auto verso una baita più a monte. E' dicembre e siamo in montagna, il rischio ghiaccio è sempre presente, ma non è forse l'occasione giusta per sfoggiare le qualità del suo fuoristrada di cui va tanto fiero? E magari anche per vantarsi della sua ottima capacità di guida? Loro forse tentennano, del resto sono una famiglia, hanno 2 bambini e di certo molto più senso di responsabilità di quello scapestratello. Ma quello scapestrato è bravo con le parole, ci sa fare, e allora magari ti butta là una battuta che stanno ancora ridendo, mentre entrano nello Chevrolet K5 Blazer.
La stradina non asfaltata che sale sopra i 1400 metri è stretta e insidiosa, ogni tanto a fianco delle continue curve si intravedono profondi burroni, senza il conforto di un guardrail o almeno di una staccionata.
Sempre più spesso nei tratti ancora in ombra compaiono lastre traslucide sulla strada e ad un certo punto incontrano anche un cartello che avverte di proseguire con molta attenzione per forte possibilità di formazioni di ghiaccio. Cautela spingerebbe a fare dietro front o perlomeno a scendere dall'auto e verificare a piedi la possibilità di proseguire o meno. Ma il baldo autista non fa nemmeno questo e chissà se i suoi passeggeri hanno già iniziato a preoccuparsi oppure no, se sono troppo gentili per insistere sul ritorno oppure sono troppo presi dai racconti a raffica dell'amico.
Ancora pochi metri e l'autista, molto sicuro del fatto suo a parole, inizia a sentir slittare posteriormente l'auto su un lastrone di ghiaccio.
L'autista, sedicente capace, non riesce a riprendere il controllo del fuoristrada che urta una roccia, si gira e inizia ad avvicinarsi sempre più al ciglio della strada.
L'autista, molto coraggioso verbalmente, viene invaso dal terrore come tutti i suoi passeggeri. Terrore che aumenta man mano che si avvicinano inesorabilmente al profondo burrone che costeggia la stradina in quel punto.
Sono lunghi attimi, tremendi. Istanti. Ma istanti che possono bastare per vedersi passare tutta la vita davanti. O per tentare un ultimo, disperato tentativo di controllo del mezzo. O per lanciare un ultimo sguardo ai suoi amici. Renzo e Rossana. Francesco, il loro figlioletto di 9 anni. Alberto, l'amico comune che si era aggiunto alla comitiva. Uno sguardo che nel terrore lasci spazio alla contrizione, all'estrema, muta richiesta di perdono.
Da questo incidente, che è ritratto nella foto a fianco, si salvano solo due persone: Alberto, che viene sbalzato fuori durante la tremenda caduta e finisce in coma. E l'incosciente, incapace, vigliacco, falso "amico di famiglia", che se la cava con qualche banale contusione. Fisicamente incolume quindi. E quel che è peggio anche moralmente intonso, visto che né subito né mai chiederà perdono all'unica superstite, Cristina, di 7 anni, che si salvò solo perché quel giorno insisté per rimanere a vedere un cartone a casa di un'amica.
Questo racconto purtroppo non è di fantasia, né la trama di un film drammatico. E' la realtà. Da allora sono passati più di trent'anni e Cristina, che dovette essere adottata, da quel tragico giorno non ha MAI ricevuto una visita, una lettera, una telefonata dal carnefice della sua famiglia. Non lo ha mai più incontrato. Nemmeno al funerale della sua famiglia!
Cristina stessa, in modo fin troppo civile, ha chiesto più di una volta di incontrarlo, per parlarci, ma non ha mai ricevuto risposta.
Il bastardo è Beppe Grillo.
Cristina ha vissuto tutti questi anni nella tristezza ma in profonda dignità, addirittura senza mai infamarlo né pubblicamente né privatamente. Mentre in TV già durante gli anni del processo lui era riapparso eccome, con la trasmissione "te lo do io il Brasile" e con mille altre apparizioni televisive, nelle quali non mancava di criticare chiunque per qualsiasi mancanza.
Una sola volta Cristina ha rilasciato un'intervista. Il giornale era Vanity Fair, il 6 febbraio 2013. Proprio sotto le elezioni. Chissà, magari improvvisamente a Grillo sarà venuta voglia d'incontrare la sopravvissuta, magari circondato da videocamere, proprio il 23 o 24 febbraio, o forse anche senza stare sotto i riflettori, così da poter poi andare in giro a vantarsi di sapersi assumere le sue responsabilità ma senza secondi fini!
No, non lo ha fatto nemmeno allora. Ha preferito continuare a girare per le piazze italiane gridando i suoi comizi.
.
Dicendo che come si guida (una nazione) lo sa solo lui...
Dicendo che come si guida (una nazione) lo sa solo lui...