martedì 4 luglio 2017

Etimologie interessanti 2


Il vocabolo "idiota" è una di quelle parole di uso comune che con il trascorrere del tempo hanno perso il significato originario.
Originariamente infatti non aveva l’accezione  di “imbecille”, “cretino”, “stupido”, di persona, insomma, tarda di mente: l’idiota, stando all'etimologia, è “colui che conduce una vita privata, fuori della società e dei pubblici impieghi”.
La voce italiana deriva dal latino ĭdĭōta, calco del sostantivo greco idiótes. Idiótes voleva dire 'uomo privato' (da idios, proprio, particolare)  in contrapposizione all'uomo pubblico, il quale rivestiva cariche politiche e dunque era colto, capace, esperto. Quindi, in partenza, l'idiota è colui che non è in grado di assolvere alcuna funzione pubblica e di rendersi utile alla società (o non vuole farlo), e appunto per questo conduce una vita privata. E', insomma, una persona non integrata nel sistema sociale, se non addirittura emarginata.
Già in greco, tuttavia, questa originaria accezione convive con quella traslata di "ignorante" e di "uomo semplice", perché nel sistema della πόλις (polis) democratica era appunto l'ignoranza, o più raramente una eccessiva semplicità di spirito, ad impedire l'accesso alle cariche pubbliche.
In latino, poi, il termine ha solo la valenza traslata di "ignorante, profano".
Col tempo pertanto l'immagine della persona che vive in disparte, “da privato”, quasi un misantropo, è passata a significare (e di lì in poi significherà fino ai giorni nostri) 'che, chi è stupido, privo di senno, incapace di ben ragionare'.

Ma l'idiota può essere visto come una vittima e un minus habens, uno scarto della società, oppure un privilegiato al quale Dio o la natura hanno concesso un plus: la capacità di vedere la realtà da un punto di vista diverso, precluso ai "normali", che va al di là della facciata delle convenzioni.
Il genio fa la stessa cosa.
Di qui la strana consonanza fra le due figure, che si direbbe siano diverse solo in senso quantitativo (il genio dispone evidentemente di maggiore intelligenza rispetto all'idiota), ma non in senso qualitativo.
Risulta illuminante il contributo di Aristotele in proposito. In Politica 1253a 2-8 il filosofo afferma che l'uomo non si può realizzare pienamente in modo individuale: egli ha bisogno degli altri, cioè di una società, in quanto è "animale politico" per sua natura. Ma Aristotele aggiunge subito dopo che colui che è asociale per via del suo carattere, e non per qualche accidente, è o inferiore oppure superiore all'uomo.
Idiota o genio, appunto.

In conclusione: se non entriamo attivamente in politica siamo degli idioti (e visto gli stipendi e le pensioni dei parlamentari come non essere d'accordo?) oppure dei geni (o forse basterebbe dire "abbastanza intelligenti da esserne schifati").

Finisco con una perla, dell'economista Paul Lafitte: «Un idiota povero è un idiota, un idiota ricco è un ricco»