lunedì 30 giugno 2014

Nuove deviazioni: l'Individualismo sociale

Con il neologismo espressivo del titolo intendo parlare di quella che secondo me è un pò una deviazione comportamentale attuale: la diffusione e l'uso, a volte ossessivo, dei social network virtuali al quale raramente corrisponde una maggior attività sociale reale, fatta di chiacchierate vere, di persona o al limite per telefono, con amici vecchi e nuovi. Anzi spesso le due cose sono inversamente proporzionali, le ore del giorno essendo pur sempre 24, e quindi chi sta ore intere su Facebook, Twitter et similia è giocoforza che abbia meno tempo per frequentazioni reali.
Questa mia convinzione è tra l'altro confermata da un recente studio: il rapporto Espad 2014 (riferito al 2013 e che ha interrogato 40mila adolescenti tra i 14 e i 18 anni) ha evidenziato che il 93% di loro usa Facebook, Twitter e/o WhatsApp. Tra questi, il 13% dice di starci per almeno 5 ore non stop al giorno (sob..), mentre il 23% ne trascorre 3; in pratica, appunto, la maggior parte del tempo libero.
Non sto negando che i social network possano essere strumenti anche utili, ma questo finché si resta dentro determinati confini. Quando si sente il bisogno di essere perennemente connessi, ci si pensa anche quando si è lontani da tablet o pc allora c'è molto più di qualcosa che non va. Quando si pensa che sia l'unico modo, o anche il modo migliore per restare in contatto con conoscenti e amici allora non si sta usando nel modo giusto. E' il solito discorso che vale per l'intero mondo-Internet; bello, anche molto utile basta non abusarne o usarlo male.
I "social" ormai sono ovunque, con oltre un miliardo di utenti mensili attivi su Facebook in tutto il mondo, impegnando tempo, pensieri ed energie di molti e cambiandone le relazioni, anche quelle importanti che viviamo dal vero. In molti casi altera infatti il modo di stare in famiglia, in coppia, con gli altri e può essere collegato a difficoltà relazionali; addirittura separazioni e divorzi. Certo in questi casi il social network può essere una facile fuga da relazioni infelici e quindi non essere la causa delle difficoltà relazionali bensì la conseguenza; ma rimane il fatto che il modo più efficace per non cadere nei tradimenti (oltre che parlare con il partner) è quello di evitare occasioni di tentazioni, anche virtuali.
In ogni caso è indubbia la pervasività che questi nuovi strumenti hanno nella nostra vita, anche a livello intimo. Una pervasività oltretutto distorta, visto che spesso siamo tanto gelosi della nostra privacy nella realtà quanto incoerentemente esibizionisti su Facebook: ci da fastidio se un vicino di tavolo al ristorante ci fissa per più di qualche secondo, se un estraneo seduto accanto a noi ascolta le nostre conversazioni o sbircia nel nostro giornale, se all'asilo gli altri genitori fotografano i nostri figli; poi ci sediamo al pc e mettiamo su facebook i nostri pensieri, le nostre inclinazioni, la foto dei piatti del ristorante, le foto dei nostri bambini in tutte le pose e via di questo passo, magari lasciando il nostro profilo leggibile non solo da parenti e amici stretti ma da chiunque. Tanto che oramai quando un giornalista deve scrivere un pezzo di cronaca nera non si alza nemmeno dalla scrivania; va sul profilo facebook della vittima e dell'assassino e ha subito davanti tutta la loro vita.
Io sono stato iscritto a Facebook solo poche settimane, poi mi sono convinto che era meglio farne a meno. Tempo dopo ho avuto (non che ce ne fosse bisogno) la conferma della bontà della mia scelta: un mio vecchio compagno di classe mi manda un sms (non una telefonata, un sms...) dicendomi che la festa di classe era stata bella, peccato che io non ci fossi... Io ho risposto (sempre per sms, non volevo che sentendo anche solo la mia voce magari si spaventasse) che non avevo nemmeno saputo che ci fosse una festa di classe.
La sua candida replica: "abbiamo organizzato tutto via Facebook, forse tu non c'eri..."

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